A volte capita che un’amica (o meglio la tua nuova coinquilina), di ritorno da un fine settimana parigino, ti racconti di aver visitato una mostra presso il Musée  de l’Orangerie (1839-1919) e Musée D’Orsay (1918-1945) sulle donne fotografe. La stessa amica di lascia due brochures  di una mostra e tu, completamente ammaliata solo dalle immagini di copertina. Leggendole, scopri fotografe mai sentite prima appartenenti al panorama artistico dai primi decenni all’ era contemporanea, ovvero dal pregiudizio di genere alla conquista di un territorio ad appannaggio esclusivamente maschile. Ecco cosa vi aspetta in Qui a peur des femmes photographes? curata da Marie Robert (Musée d’Orsay di Parigi) e Ulrich Pohlmann  (Stadtmuseum di Monaco) è stata inaugurata lo scorso 14 ottobre e aperta al pubblico fino  24 gennaio 2016. E la voglia di Parigi ritorna!

Lady Frances Jocelyn, Interion, 1865

© Lady Frances Jocelyn, Interion, 1865

Le 75 donne fotografe esposte nella mostra parigina rappresentano un arco temporale che va dalle origini della fotografia fino ad arrivare a metà del Novecento. Un secolo fatto di pregiudizi e aspettative, conquiste sociali e affermazioni artistiche in un campo che era di completo appannaggio dell’uomo. La fotografia diventa così un veicolo di emancipazione a 360°. Durante gli albori, la fotografia era per le donne un modo per esistere fuori dalle mura domestiche concentrandosi su altro. È la stessa regina Vittoria che nel Regno Unito incoraggia le donne ad appassionarsi alla fotografia così come le stesse società fotografiche per la partecipazione a concorsi. Oltre a ritratti di bambini e donne (Julia Margaret Cameron), si specializzano anche negli scatti d’interno (Alice Austen). È anche l’epoca delle prime donne viaggiatrici e di donne come Jesse Tarbox Beals e Christina Broom che immortalano proteste e comizi politici.

Successivamente, la presenza di donne fotografe entrano si fa sempre più preponderante assumendo un ruolo chiave nella stessa istituzionalizzazione della pratica fotografica. Infatti, organizzano mostre, inaugurano studi e agenzie fotografiche e sovvertono ufficialmente quelle convenzioni oramai obsolete che limitava il loro campo d’azione alle mura domestiche. Quelle del primo Novecento, sono donne che sperimentano (Barbara Morgan), che rompono i tabù legati al nudo maschile (Laure Albin Guillot sarà tra le prime a mostrarlo e Dora Maar pubblicherà i suoi scatti su giornali erotici) Inaugurano inoltre una profonda riflessione su se stesse (Margaret Bourke-White) fotografandosi con la macchina fotografica quasi ad rafforzare la propria identità di donne e professioniste. Negli anni della Seconda Guerra Mondiale, donne quali Dorothea Lange e Julia Pirotte partono per il fronte realizzando reportage unici conquistando definitivamente un posto nella storia della fotografia.


In copertina: Madame Yevonde,  © YEVONDE PORTRAIT ARCHIVE