Appena sono entrata nella prima sala dell’ attesissima mostra David Bowie Is, inaugurata lo scorso 14 luglio presso il MAMbo, il Museo d’ Arte Moderna di Bologna, ho avuto la sensazione di essere letteralmente catapultata su un palcoscenico. Suoni, luci e colori mi hanno stupito a tal punto da rimanere a bocca aperta! Se posso essere sincera, David Bowie non è fra i miei cantanti preferiti ma in quest’occasione sto imparando a conoscerlo ed apprezzarlo soprattutto osservando i suoi fans he canticchiano le sue canzoni, battono il piede a ritmo o si commuovono leggendo un testo. È bello vedere come un artista della sua portata sia riuscito a coinvolgere grandi e piccoli. Non solo musica ma Bowie si è dedicato anche al cinema, alla pittura e alla moda.
Bowie ha avuto addosso gli occhi di tutto il mondo, soprattutto quelli di grandi fotografi che hanno immortalato i mille volti dell’ “uno, nessuno e centromila” dell’artista inglese. Incredibile come il semplice ragazzino degli esordi con il gruppo The Kon si sia trasformato nell’ eccentrico Ziggy Stardust, fotografato da Barrie Wentzell negli anni ’70 con il celebre vestito arancione con i conigli bianchi. Non finisce qui perché abbandonati lustini e tinte sgargianti, un nuovo alter ego si presenta: è il sofisticato, gelido ed esile Duca Bianco degli anni berlinesi. Infatti The Archer, scattata da Masayoshi Sukita che lo aveva fotografato anche con il costume lucido nero nel ’73, diventerà l’ennesima icona. Quello stesso abito sarà indossato nuovamente da Bowie nel 1989 e fotografato da Herbs Ritts.
Sukita sarà anche l’autore del celebre scatto che diventerà la copertina di Heroes (1977), seconda parte della trilogia berlinese insieme a Low (1977) e Lodger (1979). Helmut Newton scatta a Monte Carlo 36 fotografie (di cui sono 2 di 36 sono conosciuti dal pubblico) ad un giovane Bowie nel 1983 per la rivista Vogue. Era poco dopo il grande successo di Let’s Dance e il cantate era alla ricerca di nuove vette da scalare. Brian Duffy (quella foto con il fulmine dipinto sul volto, per intenderci), Terry O’Neill, Anton Corbijn, Frank W. Ockenfels e tanti altri ancora contribuiscono a fermare su pellicola una sfumatura dell’alieno caduto sulla Terra, fino alle ultime foto scattate da Jimmy King. In quest’ultime, compare un Bowie sorridente che nulla fa presagire della sua morte imminete, dopo appena due giorni dalla pubblicazione di Blackstar (2016).
In copertina: David Bowie as Aladdin Sane © Duffy