Come si fa a non commuoversi (ancora) davanti a storie come quella tra il fotografo Alfred Stieglitz e la pittrice Georgia O’Keeffe?
Qualche giorno fa ho visto in TV film Georgia O’Keeffe diretto da Bob Balaban (2009) con protagonisti Jeremy Iron e Joan Allen rispettivamente nelle vesti di Stieglitz e della O’Keeffe e sono rimasta letteralmente incollata allo schermo. Perché? Molto banalmente mi sono appassionata alla loro storia, breve ed intensa, fatta di grandi passioni ma anche di grandi scontri. È affascinante come entrambi, degni rappresentanti degli albori dell’ arte contemporanea, siano andati contro le imposizioni della società del primo Novecento che imponeva agli uomini e alle donne precisi ed invalicabili ruoli,e si siano allontanati come amanti nel modo di vivere il rapporto d’amore dimostrando così la loro fragilità ed umanità. Due personalità uniche, la O’Keeffe indipendente e forte, Stieglietz carismatico e ambizioso.
Infatti, la loro relazione fu uno scandalo, sia per la grande differenza di età, circa 30 anni, sia perché dopo il divorzio di Stieglietz, andarono a convivere senza essere sposati. Lei sconosciuta professoressa texana aveva solo 28 anni quando incontrò per la prima volta lui, famosissimo e acclamato fotografo proprietario 52enne di una delle più famose gallerie d’arte avanguardiste a New York, la 291. Era il 1916. Nutrì per lei anche una sorta di ossessione diventandone la sua musa che sfociò in una produzione fotografica (1918-1937) di circa 300 ritratti, una confessione di amore totale, intimo e nudo. Stieglietz credette nel talento dell’amata a tal punto da esporre i suoi quadri accanto a quelli di Picasso e Matisse. Essendo anche un uomo d’affari con un grande intuito e dalle giuste conoscenze, egli riescì a vendere le opere della O’Keeffe rendendola famosa al pubblico dell’arte per le sue nature morte di fiori.
Si scrissero moltissime lettere, 25.000 circa, più volte al giorno e alcune lunghe pure 40 pagine, fin dai primissimi tempi quando nemmeno si conoscevano. e soprattutto nel periodo più difficile della loro relazione, il 1929 anno in cui la O’Keeffe decise di accettare un invito da parte di amici e trasferirsi da amici a Taos, in New Mexico perché stufa di New York. Lì rimase colpita dal paesaggio trovando nuove ispirazioni per i suoi quadri: paesaggi aridi, ossa di animali e conchiglie. Una parte della loro corrispondenza epistolare è sta riunita da Sarah Greenough in My Faraway One: Selected Letters of Georgia O’Keeffe and Alfred Stieglitz: 1915–1933.
La loro storia finì nel 1946 quando Alfred Stieglitz morì e Georgia O’Keeffe decise di donare le sue fotografie ai musei di tutto i mondo, per la maggior parte finì alla National Gallery of Art di Washington. Lei tornò definitivamente in New Messico dove continuò a dipingere per il resto della sua lunghissima vita.