Un po’ di tempo fa ho scoperto che a Tricarico, un piccolo paese in provincia di Matera, in Basilicata, si trova un grande tesoro della storia della fotografia: il Centro di Documentazione “Rocco Scotellaro e la Basilicata del Dopoguerra”. Il centro ha sede nell’ ex convento francescano ed è stato fondato nel 2003, per celebrare il cinquantenario dalla morte di Rocco Scotellaro, scrittore e politico lucano.

Oltre alla biblioteca e all’archivio storico contenenti documenti e opere del  poeta lucano e della storia locale, regionale e meridionale, conserva rari fondi fotografici di Mario Cresci, Arturo Zavattini, Mario Carbone, Antonio Pagnotta e Aldo Marinetti. Ma la sorpresa più grande è stata sapere che uno dei fondi più importanti è dedicato al mio fotografo preferito: Herni Cartier Bresson! Questo nucleo è formato da 26 scatti donati al comune lucano nel 1985 dal fotografo Rocco Mazzarone che aveva accompagnato Bresson durante i suoi reportages negli anni ’50 e ‘70. In quegli anni la Basilicata fu caratterizzata da importanti eventi per la propria storia, come il trasferimento delle famiglie che abitavano nei Sassi di Matera nel quartiere de La Martello per motivi igienici o la rassegnazione delle terre sottratte ai contadini in seguito alla riforma agraria. Inoltre in seguito alla scoperta dei giacimenti di metano, si avviò quel processo di industrializzazione della Val Basento e la costruzione di dighe, strade che diedero alla regione un volto più moderno.

Osservando ripetutamente gli scatti di Bresson, ho quasi la sensazione che qui in Basilicata non sia cambiata di molto la situazione rispetto ad allora. Nei paesini incontri ancora i vecchietti seduti su una panchina o davanti all’uscio di casa a parlare o a giocare a carte, le strade sono libere da ingorghi di traffico metropolitano e  la fede religiosa è ancora viva e tangibile grazie alle frequenti processioni. Certo, non si va più in giro vestiti con gli abiti tradizionali e ci sono pale eoliche sulle nostre colline ma vedo ancora i paesaggi incontaminati, le strade silenziose e gli sguardi limpidi di gente semplice come quelli immortalati da Bresson con la sua Leica.