Non so quante volte ho letto Cristo si è fermato ad Eboli di Carlo Levi (1963). Era tra i titoli più significativi della letteratura italiana del Novecento che la prof di Italiano ci diede la leggere per l’estate durante il Liceo: un torinese esiliato dal regime fascista per diciotto mesi nella remota Basilicata che denuncia le misere condizioni di vita di un popolo meridionale. Mi piaceva immaginare i paesaggi, le persone e gli eventi di circa sessant’anni fa descritti da Levi nelle pagine del libro. Qualche anno dopo allo stesso Levi, che era anche un rinomato pittore, fu commissionato un dipinto da Mario Soldati del Comitato per le Celebrazioni del Centenario dell’Unità d’Italia. L’immensa tela (18,5×3 m circa), parte della mostra Italia ’61 a Torino, rappresenta la Basilicata attraverso tre scene, piene di particolari e riferimenti: la veglia funebre e un comizio di Rocco Scotellaro, il sindaco-scrittore di Tricarico morto ad appena trent’anni e al centro un corteo contadino nei Sassi. Essa è attualmente è conservata attualmente presso il Museo Nazionale di Palazzo Lanfranchi a Matera dove si è da poco inaugurata la mostra I Sassi di Matera. Viaggio in Lucania con Carlo Levi e Mario Carbone che rimarrà aperta al pubblico fino al 30 settembre 2015.
L’esposizione si basa su una selezione di circa 70 fotografie in bianco e nero su oltre 400 foto realizzate durante la spedizione che Levi fece con Mario Carbone, all’ epoca uno dei più importanti fotografi di inchiesta sociale. Insieme percorsero quella sua Basilicata che qualche anno prima lo accolse come Matera, Grassano e Aliano e Carbone restituì fisicamente i ricordi di Levi. In realtà parte di quel corpus denso di significati, confluirono in due volumi dello stesso Mario Carbone, Viaggio in Lucania con Levi (1980) e nel documentario Omaggio a Levi (1983). Le immagini sono state da poco acquisite dal Museo in occasione della celebrazione dei 50 anni dalla realizzazione del capolavoro di Pierpaolo Pasolini, Il Vangelo secondo Matteo, in mostra presso lo stesso Palazzo Lanfranchi lo scorso anno. Inoltre qui in contemporanea è esposta un’altra mostra fotografica, Ludovicu di Mariano Siletti. Questa è la Matera Capitale Europea della Cultura 2019!
Mario Carbone (San Sosti, Cosenza, 1924), dopo l’apprendistato prima in Calabria e poi a Milano, si dedicò al cinema e ai documentari di stampo neorealista. Si interessò anche di tematiche sociali come ad esempio handicap e malattia (Anche noi parliamo, 1967) e scontri generazionali (Il muro dei giovani, 1961). Vinse anche premi come il Nastro d’Argento nel 1964 con Stemmati di Calabria, sull’abbandono delle terre feudali, e tre anni dopo il Leone d’Argento alla Biennale di Venezia con Firenze, sulla tragica alluvione che sconvolse la città toscana. Collaborò non solo con Carlo Levi, Franco Angeli, con cui aprirà uno studio, e Cesare Zavattini (I Misteri di Roma del 1963) ma non abbandonando mai la macchina fotografica. Ne è una prova la Settimana Internazionale della Performance presso il Museo d’Arte Moderna di Bologna nel 1977. In quest’occasione riesce contemporaneamente a filmare e fotografare artisti quali Marina Abramović e Luigi Ontani.