Come ormai tutti ben sapete, siamo nel pieno del festival di Fotografia Europea. Io ho avuto l’onore di partecipare a questa edizione nei panni di tirocinante del dipartimento di coordinamento delle esposizioni e questa è la mia top 5 delle mostre da non perdere! 

1. Experimental Relationship (2007 to now), Pixy Liao
Chiostri di San Pietro, via Emilia San Pietro, 44/c, Reggio Emilia

Pixy Liao,It‘s never been easy to carry you, 2013, ©Pixy Liao

Il tema di quest’anno è Legami: Intimità, relazioni e nuovi mondi. Quindi da dove partire? Ovviamente dalla mostra che incarna a pieno il tema e dalla coppia più amata del festival. La fotografa cinese Pixy Liao e il suo fidanzato giapponese Moro, riconoscibili dappertutto con i loro look newyorkese, sono diventati un equivalente di Beyoncé e Jay Z ai Grammy’s. In Cina è tipicamente un uomo che sceglie la donna molto più giovane da sposare, nel caso di Pixy è invece lei a scegliere un uomo più giovane e in questo modo a invertire completamente i ruoli nella loro relazione. Il suo progetto, anche se mi viene da dire il loro progetto, rappresenta la loro intimità quotidiana in maniera giocosa, spontanea e divertente con l’ironia tipica della pop culture

 

2. La notte dei tempi, Justin Emard
Chiostri di San Pietro, via Emilia San Pietro, 44/c, Reggio Emilia

Anche la seconda mostra che assolutamente non potete perdere si trova all’interno dei Chiostri di San Pietro. La giovane artista visuale francese Justine Emard porta a Reggio un progetto sull’intelligenza artificiale raccontando la vita del robot Alter. L’esposizione è suddivisa in diverse sezioni: realizzazione del corpo, realizzazione dell’anima (Alter reagisce in maniera autonoma), la sua interazione con un umano e infine la sua morte, che pone le basi per la nascita della seconda generazione di robot. Arrivando all’ultima sala, vale la pena di aspettare per essere soli ed apprezzare appieno le apparizioni dello spirito del robot defunto attraverso l’utilizzo di proiezioni ed emissioni di fumo. 

 

3. The First Day of Good Weather, Vittorio Mortarotti
Chiostri di San Pietro, via Emilia San Pietro, 44/c, Reggio Emilia

 

L’ultimo racconto fotografico che riguarda il paese ospite, il Giappone, è quello di Vittorio Mortarotti, The First Day of Good Weather. Vittorio affronta la sua perdita personale mettendola in relazione con tragedie che hanno flagellato questo paese come lo tsunami e la bomba atomica e con la ricerca della fidanzata giapponese del fratello morto in un incidente stradale. Particolare non è solo la storia, ma anche l’allestimento che ricorda il movimento delle onde.  

 

4. 100 hectares of understanding, Jaakko Kahilaniemi
Sotterranei del Teatro Valli, Piazza Martiri del 7 luglio, n. 7 Reggio Emilia

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Jaakko Kahilaniemi, Preserving Nature, 2018, © Jaakko Kahilaniemi

Uno dei progetti selezionati dall’ open call è stato quello di Jaakko Kahilaniemi che è visitabile nei sotterranei del Teatro Valli. Riprende il messaggio dell’arte povera e in particolare quello di Giuseppe Penone e l’eredità dei boschi finlandesi e li trasforma il un’estetica mozzafiato. In Finlandia più del 71% della superficie totale del paese è coperta da foreste e lo stesso fotografo cerca di entrare in sintonia con la terra che ha ereditato. Ricordatevi il nome di Jaakko perché il suo progetto scultoreo sta arrivando! 

 

5. A beautiful image, Horst P.Horst
Palazzo Magnani, corso Garibaldi 29 Reggio Emilia

 

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Horst P.Horst, Mainbocher Corset, 1939, ©Paci Contemporary Gallery

Uno degli highlight del festival è senza dubbio la retrospettiva di Horst P. Horst, fotografo di origine tedesca che per sei decenni ha immortalato la bellezza femminile e l’eleganza strabiliante per la rivista Vogue Francia e Vogue USA. È bellissimo osservare proprio il contrasto tra questi due mondi, europeo – molto più classico, quieto, e caratterizzato da silhouette create grazie al magistrale uso di luci e ombre – e newyorkese definito dalla spontaneità e dalla spensieratezza delle modelle americane nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Prendetevi del tempo per osservare la sua tipica illuminazione drammatica e la posizione delle mani delle modelle ispirata dalle sculture antiche. 

Le mostre sono aperte fino al 9 giugno, fateci sapere nei commenti qual è la vostra top 5!

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Jana Liskova
1990, Bratislava (Slovacchia)

Curatrice slovacca, Jana Liskova vive e lavora a Bologna. Laureata in Didattica dell’arte e mediazione culturale del patrimonio artistico all’Accademia di Belle Arti di Bologna. In seguito, svolge attività di ricerca e curatela per progetti espositivi sia in Italia che all’estero. Ha collaborato alla preparazione di numerose mostre e cataloghi e, sotto il nome di Aperitivo Artistico, organizza regolarmente conferenze con artisti e professionisti dell’ambito. Selezione di mostre curate: In Arte Fioravanti (2015, Bologna), In Vagina Veritas (2016, Bologna), Familiari sconosciuti (2017, Bologna), Terézia Krnáčová: Legami (2017, Bologna), Album di famiglia (2018, Bologna). La sua attività si focalizza prevalentemente sugli artisti emergenti, contaminazione tra avanguardia e storia, mainstream e underground, analizzando e sostenendo nuove pratiche artistiche.