Valeria è una giovane artista fotografa laureata in comunicazione di massa. Ha esposto in numerose collettive e personali in Italia e all’estero. I suoi lavori sono stati selezionati in molti concorsi e ampiamente pubblicati.

Senza Titolo, dalla serie “Della memoria e altri luoghi”, 2014
- Quando hai capito di voler fare il fotografo?
Quando non potevo fare a meno di fare la fotografa. quando tutto il resto ha perso senso e mi sembrava inutile. Allora ho deciso di dare il 100% delle mie energie e mezzi a questa passione per farla diventare (o, almeno provarci) qualcosa di più. Sarebbe stata altrimenti una cosa sghemba e frustrata e forse anche un rimpianto, perché quello che faccio anzitutto fa parte del mio modo d’essere e richiede tempo e anche una certa dose di disciplina. Richiede una scelta, se non radicale molto simile. Non è una cosa che fai ad orario. Ovviamente questo vale per me e la mia esperienza. So che molto di quello che sono riuscita ad ottenere lo devo a questa presa di posizione. Fotografo da undici anni e da cinque ormai è la mia occupazione principale.

This music crept by me upon the wathers, dalla serie “Requiem”, 2012
- Qual è la foto che ti rappresenta maggiormente? Perché?
Non è facile la scelta. vado di istinto e ti dico “Luogo #5” dalla serie “Iperuranio”, perché è un’ulteriore tappa del mio percorso e racchiude le atmosfere e il mood concettuale che cerco. Insomma una tappa raggiunta e ora da superare.

Luogo #5, dalla serie “Iperuranio”,2013-2014
- Cosa c’è dietro alle storie che racconti con le tue fotografie?
C’è la mia personale sintesi di un percorso concettuale. Ogni lavoro è il distillato di un processo diventato talmente urgente da essere finito e condensato in un corpus unico. Non c’è una tematica principale sebbene stia lavorando molto sul sogno. Sono sempre molto attratta da tematiche filosofiche o letterarie, vedi ad esempio “Tabula rasa” e “Babel”.

Porta del sonno, dalla serie “Tabula rasa”, 2013
- Cosa ti ispira nel tuo lavoro?
Come detto sopra sono attratta da tematiche letterarie e filosofiche, anche i temi mistici e spirituali mi intrigano molto, anche la musica. al di là di questo mi ispira e da coraggio il vedere persone che riescono nel loro lavoro, chi ha una passione e una bella testa, mi piace chi non è mediocre e chi non si rassegna accontentandosi del misero futuro che offre questo paese e sceglie di crearsi il suo, seppure povero in termini economici. Disprezzo chi valuta il successo di qualcuno (inteso come realizzazione personale e sociale) in base a se e quanto guadagna, odio chi quantifica e non bada al come, al cosa, allo spessore delle cose delle persone e di quello che fanno. Lo trovo da ignoranti e incivili. Capisco però che veniamo educati a questa forma di pensiero. Allo stesso modo in cui gli artisti vengono derisi e sono poco riconosciuti in uno dei paesi con uno dei patrimoni culturali più ricchi del mondo. Queste cose mi fanno arrabbiare e la rabbia è creativamente importante.

Esagono dei segni, “Babel”, 2013
- Hai ancora un sogno nel cassetto?
Certo, continuare.

I thnik I see you doppio, dalla serie “Soliloquio di una solipsista”, 2011
Foto: © Valeria Pierini
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