Prima della pausa estiva che non mi vedrà in vacanza in nessun magico posto ma a lavurè per pagarmi la casa che devo ancora trovare, vi lascio con un bel po’ di mostre da vedere in in giro per l’italia e non solo. Ci ritroveremo a settembre sempre con i migliori concorsi e premi, recensioni, interviste e anche qualche novità!

 

1. Un’eredità in movimento: 20 anni dal G8 di Genova
Fotografie di TerraProject e Testi di Wu Ming 2
Palazzo Ducale, Genova
Fino al 1 agosto 2021
Ingresso libero
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© TerraProject

Non sono mai stata una “compagna”, una da manifestazioni e scontri con la polizia ma questo non toglie il mio valore nell’ abbracciare una causa sociale o capire le ingiustizie che spesso marcano la nostra epoca. Una di queste è stato il G8 di Genova che, nel luglio 2001, chiama a Genova circa 300 mila persone provenienti da tutto il mondo.

I grandi del mondo si ritrovano nella città ligure a decidere le sorti ecomiche del pianeta e a questo si oppone una delle più grandi manifestazioni mai avvenute in Italia e la più grande violazione dei diritti umani. Il contesto storico dove si inserisce il G8 di Genova vede la nascita solo 2 anni prima del movimento “No Global”  a Seattle che si vuol fare portavoce di una visione di sviluppo diverso da quello neo liberista.

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© TerraProject

Per commemorare i 20 anni da quel giorno, il collettivo TerraProject e Wu Ming 2 hanno lavorato ad un progetto di altissimo valore per dare  volto e voce ad alcune delle persone che si sono incontrate in questo momento storico dell’Italia. Cosa ricordano di quei giorni? Cosa fanno oggi? Ci sono ritratti, immagini di alcuni oggetti come macchine fotografiche, scarpe e maschere che fungono da promemoria di quel momento e “strumento di memoria ed azione”.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il settimanale Internazionale, e la mostra prodotta da Amnesty International Italia.

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© TerraProject

Per capire un po’ del progetto, ecco un estratto dal testo di Wu Ming 2:

“Circa un anno fa, quando abbiamo concepito questo lavoro sull’eredità di Genova 2001, non avrei mai immaginato che parte di quell’eredità, per qualcuno, sarebbero state ancora le mura di una prigione. Qualcuno che, insieme ad altri, è stato condannato a pene gravissime per il reato di devastazione e saccheggio, cioè per danni alle cose, mentre gli uomini in divisa che infierirono su persone inermi se la sono cavata con molto, molto meno. A fine maggio, Luca Finotti è rientrato in carcere dopo che gli è stato revocato il permesso di scontare la condanna in comunità.Quel che immaginavo, invece, sono gli effetti a lungo termine che la violenza di Stato, vista o subita, ha prodotto in tutti i nostri soggetti: c’è chi ancora si sente a disagio quando s’imbatte in un poliziotto, chi ha superato la rabbia, ma senza riuscire a cancellarla, e chi non ha potuto, anche suo malgrado, trasmettere ai figli un senso di fiducia nelle forze dell’ordine.”

 

2. Di semi e di pietre. Viaggio nella rinascita di un territorio
TerraProject
Mostra diffusa nei comuni di Amatrice e Accumoli
Fino al 5 settembre 2021

Accumoli, dicembre 2016
Il C.O.C. (Centro Operativo Comunale) del Comune sulla Salaria.

Di semi e di pietre. Viaggio nella rinascita di un territorio è una mostra fotografica diffusa con installazioni site specific nei comuni di Amatrice e Accumoli a 5 anni dal terremoto che, nell’agosto 2016 ha colpito l’Italia centrale. Le pietre sono quelle delle macerie, delle montagne, dei muri crollati e delle case distrutte e i semi sono sinonimo di speranza e ottimismo, speranza di tutte le persone che fin dall’inizio di sono dati da fare per non far morire il proprio territorio.

Villa San Lorenzo a Flaviano, marzo 2018 I resti di un edificio parzialmente crollato.

Oltre 120 fotografie realizzate dai fotografi di TerraProject, Michele Borzoni, Simone Donati, Pietro Paolini e Rocco Rorandelli, in 5 anni e in lungo e in largo le zone terremotate, da Amatrice ad Accumoli nel Lazio, fino ai comuni delle Marche e le frazioni circostanti. Il percorso diffuso in esterno tra i due comuni sarà un’immersione nelle trasformazioni ambientali e sociali, individuali e collettive.

Accumoli, novembre 2016

Il progetto è iniziato da una committenza fotografica del quotidiano La Repubblica – un servizio fotografico al mese, per un anno – con l’obiettivo di non limitarsi a fissare gli attimi dopo la tragedia ma con l’intenzione di “rimanere”. È diventato un lavoro di 5 anni fatto di oltre 5 mila scatti, un archivio fotografico, una memoria storica, una mostra. Alle immagini si accompagnano i testi di Paolo G.Brera, Benedetta Perilli e Corrado Zunino, giornalisti di La Repubblica, media partner del progetto insieme a Chora Media, che ha prodotto un podcast dedicato di Mario Calabresi.

 

3. Parr’s Ireland: 40 Years of Photography - Martin Parr
Gallery of Photography
Fino al 4 settembre 2021
Ingresso libero

IRELAND. County Leitrim. Manorhamilton sheep fair. From ‘A Fair Day’. 1981.

Gallery of Photography Ireland di Dublino ospita la prima mostra sulla fotografia irlandese di Martin Parr, coprendo un arco temporale di 40 anni dal 1979 al 2019. Non tutt* sanno che il fotografo inglese ha trascorso un paio d’anni nell’Irlanda dell’ Ovest Tra il 1980 e il 1982 precisamente a Boyle, nella contea di Roscommon e poi a Leitrim per seguire la moglie che trovò lavoro come logopedista.

IRELAND. Dublin. Nutgrove shopping centre. A drive through McDonalds. 1986.

Da allora Martin Parr è tornato diverse volte in Irlanda, documentando i cambiamenti sociali e culturali dell’isola di smeraldo, dalle feste tradizionali dalle start up, passando per i duty free, le sale da ballo, i paesaggi e i primi McDonalds. Il reportage ha anche documentato l’evoluzione della fotografia di Parr, infatti vediamo le prime immagini in bianco e nero per poi passare ai colori in pieni anni 80, da un discorso più lirico al sarcasmo che lo contraddistingue tutt’ora.

GB. Northern Ireland. Belfast. The Twelfth. 2016.

L’ultima fase della fotografia in Irlanda di Martin Parr, spesso realizzate su commissione, si concentrano sul culmine di questi cambiamenti, un’Irlanda dal profilo e dai gusti internazionali, ma lasciata con perduranti tensioni all’ombra della Brexit.

Il catalogo,  From the Pope to a Flat White,è edito da Damiani Editore.

4. Displaced - Richard Mosse
MAST Bologna
Fino al 19 settembre 2021
Ingresso libero su prenotazione

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© Richard Mosse

All’inizio della sua carriera, Richard Mosse (Kilkenny, 1980)  si è legato all’aftermath photography per documentare la guerra da un punto di vista differente, osservando le conseguenze senza mai mostrare la violenza. Lo vediamo appunto in alcuni suoi primi lavori in Medio Oriente, Europa Orientale, al confine tra Messico e Stati Uniti come in Nada que Declarar.

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© Richard Mosse

Da qui inizia la carriera di Richard Mosse che la Fondazione MAST ha deciso di omaggiarlo con la prima monografica a lui dedicata in Italia da poco inaugurata e curata da Urs Stahel, composta da 77 grandi fotografie e video installazioni. La particolarità di Mosse è quella di unire reportage ed estetica provando così ad uscire dal recinto della classica fotografia reportagistica. Infatti, l’indagine ai grandi temi sociali, economici e politici come genocidi, migrazioni e alterazione della biodoversità si unisce all’uso di tecnologia sofisticata di origine militare. Il risultato sono immagini esteticamente impattanti ma che racchiudono una denuncia altrettanto forte di crimini in giro per il mondo.

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© Richard Mosse

Ad esempio in Infra,  durante le brutali guerre nella Repubblica Democratica del Congo, Richard Mosse utilizza la pellicola Kodak Aerochrome, a infrarossi e ormai fuori produzione usata per la ricognizione militare che permette di registrare la vegetazione convertendo il verde in toni del rosa/rosso. In Heat Maps utilizza presenta le immagini realizzate lungo le rotte migratorie da Medio Oriente e Africa verso l’Europa, con una termocamera per usi militari in grado di individuare differenze di temperatura fino a trenta chilometri di distanza e nell’installazione Moria (Grid) girati con termografia ad infrarosso, rivelano i  particolari della vita nel campo profughi sull’isola greca di Lesbo.

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© Richard Mosse

Nella serie Ultra usa l’illuminazione a fluorescenza UV e nella recente Tristes Tropiques racconta l’impatto della deforestazione nell’area brasiliana tramite immagini scattate da droni su una pellicola multispettrale, una sofisticata tecnologia fotografica satellitare. La sezione video è composta dalla videoinstallazione The Enclave (40′), girata con pellicola infrared Aerochrome, la videoproiezione Incoming (52′), ripresa con termocamera militare  e il video Quick (13′),

In copertina:© TerraProject, Villa San Lorenzo, marzo 2017 Le casette mobili nella frazione di Villa San Lorenzo, frazione di Amatrice.