Ho conosciuto l‘Associazione Culturale NÒSTOI grazie a Piero Percoco, fotografo di Sannicandro di Bari protagonista dell’ultima intervista del blog, con cui ha avviato un progetto molto speciale in Marocco.
NÒSTOI, con base a Milano, si pone come obiettivo generale quello di promuovere e condurre ricerche e studi al fine di approfondire la conoscenza di alcuni aspetti della cultura architettonica, urbana, artistica, costruttiva, tecnologica, ecc. dei paesi del Mediterraneo e del Medio e Vicino Oriente.
1. Chi è NÒSTOI?
NÒSTOI è un’Associazione culturale, fondata da due architetti all’inizio del 2019 con lo scopo di promuovere lo studio, la ricerca e la conoscenza del Mediterraneo e del Medio e Vicino Oriente. In un periodo storico in cui i confini geografici sono resi sempre più labili dai continui spostamenti di persone e cose, ma anche da sempre più veloci scambi di informazioni e contenuti, le barriere culturali continuano spesso a impedire il confronto pacifico tra i popoli.
Nella convinzione che solo la conoscenza possa essere garante di reciproco rispetto, collaborazione e integrazione, NÒSTOI si propone di mettere in atto tutte quelle attività che possano “garantire a tutti il completo ed identico diritto all’educazione, la libera ricerca della verità oggettiva ed il libero scambio delle idee e delle cognizioni”, come ci ricorda la Costituzione della Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, le Scienze e la Cultura del 1945.
Per questo NÒSTOI promuove iniziative culturali, formative e divulgative di vario tipo (ad esempio viaggi di studio, workshop di progettazione e rilievo, campagne fotografiche, traduzione e pubblicazioni di libri, seminari e giornate di studio, ricerche scientifiche, ecc.).
NÒSTOI è una realtà piccola che conta su una vasta rete di amici e colleghi appassionati e sempre pronti a collaborare. NÒSTOI è anche, e soprattutto, Emilio Mossa, un architetto milanese originario di Bari, e Cecilia Fumagalli, architetto milanese e dottore di ricerca. Insieme, Emilio e Cecilia hanno fondato l’Associazione e lavorano strenuamente al suo successo.
2. NÒSTOI nasce a febbraio 2019, in questo primo anno di attività ve la sentite già di fare un resoconto delle attività dell’associazione? Quali sono stati i progetti realizzati fino ad ora?
A dire il vero, considerati i reciproci impegni lavorativi, a febbraio dell’anno scorso non pensavamo assolutamente che saremmo riusciti a fare tutto quello che abbiamo invece fatto nel 2019. È momento di
bilanci, sì. La prima attività che abbiamo condotto è stato il workshop “Villes Minières | Mining Cities”, che si è svolto in Marocco con studenti e docenti delle Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano e dell’Università di Firenze. Il tema di riflessione ha riguardato l’individuazione di possibili modelli insediativi per la città di Khouribga, una delle villes minières (città minerarie) della cosiddetta Valle dei Fosfati nell’entroterra marocchino. Un breve viaggio di esplorazione, prima di Casablanca, poi degli insediamenti della Valle dei Fosfati, ci ha permesso di comprendere alcuni aspetti della cultura urbana e architettonica marocchina del passato – più o meno recente – e del presente.
I risultati del workshop, insieme ad alcune riflessioni teoriche, sono raccolti nel primo Quaderno pubblicato da NOSTOI e curato da Cecilia, Emilio ed Eliana Martinelli (una giovane Assegnista di ricerca dell’Università di Firenze), attualmente in fase di stampa e che sarà disponibile a breve. Questo libro, con ISBN, ci ha fatto indossare i nostri consueti panni di architetti, e ricercatori, ma anche quello di grafici, correttori di bozze, impaginatori, ecc. È stato molto impegnativo, ma ce l’abbiamo fatta, anche grazie all’aiuto di buoni amici, e ne siamo molto felici.
Un’altra attività che ci ha impegnati tutto l’anno è stata la realizzazione di cinque illustrazioni sulla città islamica. A partire dalla tesi di dottorato di Cecilia, Emilio e Giacomo (architetto milanese e socio di NÒSTOI) hanno realizzato cinque disegni coloratissimi per spiegare, appunto, che cos’è una città islamica e quali sono i suoi elementi ricorrenti fondamentali. Entro qualche mese i cinque disegni, stampati su seta, verranno messi in mostra a Milano e, probabilmente a Bari. L’ultima attività alla quale ci siamo dedicati negli ultimi mesi del 2019 è stata quella della redazione di un progetto di ricerca e documentazione sulle cités ouvrières marocchine.
3. Il 20 novembre 2018 è stata inaugurata la raccolta fondi su Kickstarter del progetto di ricerca e campagna fotografica Cités Ouvrières: Rediscovering Moroccan Modern Architecture.
Come e perché nasce il progetto?
Il progetto, come spesso accade, nasce da una serie di occasioni. Prima fra tutte, come puoi immaginare, il workshop sulle villes minières, durante il quale abbiamo scoperto alcune delle cités ouvrières (ovvero insediamenti operai) che sono state costruite durante il Protettorato francese in Marocco. Una volta concluso il workshop, abbiamo approfondito un po’ la questione e ci siamo resi conto dell’interesse di questi insediamenti che possiamo considerare parte del patrimonio architettonico moderno del Marocco e che spesso, purtroppo, versano in cattive condizioni sotto la continua minaccia di essere demoliti per costruire, al loro posto, lottizzazioni di preteso lusso e senza alcuna qualità architettonica o urbana.
Consci di tutto questo, abbiamo deciso di dedicare il 2020 allo studio, alla ricerca e alla documentazione grafica e fotografica di questi insediamenti. Il risultato concreto, più tangibile, di questo progetto sarà la pubblicazione di due libri, uno di taglio più architettonico e scientifico con disegni, rilievi, restituzioni grafiche, documenti d’archivio e saggi, e l’altro fotografico, che sarà affidato a Piero Percoco. Ovviamente, per poter intraprendere tutte le attività legate a questo progetto, un aiuto economico non ci dispiacerebbe. Non per pagare il nostro contributo, quanto per far fronte alle spese vive di viaggio, alloggio, riproduzione materiali, pubblicazione, ecc. Per questo abbiamo pensato di lanciare una campagna di raccolta fondi su Kickstarter: la cifra che ci siamo dati come tetto minimo è 8500€, non un’enormità. Purtroppo, nonostante qualche donatore assolutamente inaspettato, a quindici giorni dalla chiusura della campagna, non siamo nemmeno lontanamente vicini al raggiungimento della soglia. In ogni caso, non ci faremo fermare dalla mancanza di fondi: il progetto verrà lo stesso condotto e portato a termine!
4. All’indagine puramente architettonica è stata affiancata una campagna fotografica affidata a Piero Percoco (alias Therainbow_is_underestimated). Come mai questa scelta? Come può la fotografia, in particolare quella di Piero, sostenere la vostra ricerca?
Anche in questo caso, complice della scelta è stata una serie di occasioni. Ormai da qualche tempo eravamo incuriositi e divertiti dalle fotografie di Piero alle gambe delle signore di diversi paesi pugliesi, che ci ricordavano l’abbigliamento di alcuni frequentatori dei suq marocchini, che, per motivi professionali e
personali, ci siamo ritrovati a frequentare spesso. Quando abbiamo cominciato ad esplorare le cités ouvrières, le scene di vita quotidiana, i colori e gli odori (sì, gli odori, perché le fotografie di Piero ti fanno sentire anche quelli) ci hanno immediatamente rimandati alla Puglia, alle signore e a Piero.
Non lo conoscevamo ancora, ma, avendo, ancora una volta per motivi professionali e personali, strette relazioni con la Puglia e con Bari, ci siamo detti che non si poteva non contattare Piero per proporgli questo progetto. Entusiasta di fare questo viaggio e questa esperienza insieme a noi, Piero ha accettato di buon grado e si è imbarcato, con noi, in questa avventura!
5. Altri progetti per il futuro?
Ah, tantissimi, abbiamo tantissime idee. Ovviamente la documentazione delle cités ouvrières marocchine è il progetto faro del 2020. Portare in giro per l’Italia (e magari oltre) i nostri foulard che illustrano la città islamica è il secondo obiettivo.
E poi ancora un workshop con studenti di architettura e un viaggio alla scoperta dell’architettura moderna marocchina. La dimensione del viaggio come scoperta e narrazione del mondo sarà inoltre oggetto di un progetto specifico al quale potranno partecipare tutti coloro che, selezionati sulla base di una call for contribution, avranno voglia di condividere pensieri e immagini di viaggio. Lo scopo è quello di documentare, ancora una volta, le espressioni culturali del Mediterraneo e del Medio e Vicino Oriente. Il format è ancora in corso di costruzione, fra qualche mese potremo diffondere l’iniziativa in maniera più chiara. Un’altra piccola pubblicazione su un viaggio un po’ particolare in Israele vedrà la luce nel 2020.
E poi chissà quali altre occasioni ci si pareranno di fronte!