Secondo diario di viaggio dell’anno! Dopo Belfaste l’Irlanda del Nord, sono partita per il Marocco, nella mia lista dei desideri da circa 10 anni, ovvero da quando non riuscii a partire durante il mio Erasmus in Andalusia. In compagnia dei Nomad Reporter di Tripbyme sono andata alla scoperta di oasi, medine e desertopercorrendoparte della rotta dei nomadi. Ogni piccola cosa, dai mosaici alle spezie, dalle tajine alle kasbah, mi ha lasciato dei bellissimi ricordi e soprattutto tante, tantissime fotografie!
Non è stato semplice fotografare le mille sfumature del Marocco perché si era continuamente e intensamente rapiti da colori, profumi e sapori, caos e silenzio. Come il muezzin dall’alto del minareto invita i fedeli alla preghiera, così la nostra coach, Chiara Salvadori, ripeteva a tutto il gruppo: “Metti in modalità P e vedi quali impostazioni ti suggerisce”, “quando sei in M con ISO sempre a 100”.
Perdersi nei colori e nei profumi della medina
Il primo approccio al Marocco è avvenuto a Fès, una delle città imperiali con Marrakech, Rabat e Meknès, dove siamo stati travolti fisicamente e mentalmente nella frenesia della labirintica medina. I colori sgargianti dell’oro e dei mosaici smaltati che decorano il Palazzo Reale e i Riad ti riempiono gli occhi. Ma anche delle fontane come quella di Nejjarine, la più famosa tra le seqqâya di Fès e Ie moschee come la Kaiarouine, una delle più grandi in Africa che sembrerebbe comprendente la più antica Università al mondo fondata nell’ 859 da Fatima el-Fihira (superando così Bologna).
L’olfatto e il gusto sono altrettanto stimolati grazie ai pigmenti e alle spezie esposte dai commercianti e usate nei deliziosi piatti tradizionali come tajine, cous cous, beghrir, rghaif, datteri e the alla menta! Entrando in uno dei negozi, puoi affacciarti per osservare le concerie Chaouwara, altra testimonianza di un’antica tradizione medievale della lavorazione delle pelli che tra colori sgargianti e odori non troppo piacevoli, esplode in angoli nascosti della medina.
Secondo la cultura locale, il caos è vita ed è alimentato anche dal passaggio di bici, motorini, asini e negozianti che cercano accaparrarsi i clienti i quali non possono non contrattare il prezzo dell’oggetto da comprare. Marrakech è il caos all’ennesima potenza e soprattutto nella piazza di Djemma el-Fna che si infiamma sia di giorno che di notte da bancarelle, giocolieri, cantastorie e incantatori di serpenti.
La preziosità dei colori, della lavorazione e dei materiali è segno distintivo anche delle Tombe dei Sa’aditi, e del Palazzo di Bahia. L’elegante opulenza è data nelle tombe Saaidiane, mausoleo costruito per volere del sultano Ahmed al-Mansour ed-Dahbi, alle decorazioni interne con stucchi a nido d’ape, i muqarna, marmo di Carrara, ori, legno di cedro come nella Sala delle Dodici colonne.
Da non perdere assolutamente il Palazzo El Bahia, probabilmente dedicato alla moglie preferita del visir, perché si rimane a bocca aperta per la ricchezza e perfetta convivenza delle decorazioni di stili differenti: il berbero, in stile più floreale come si vede nei soffitti, l’arabo, più geometrico nei mosaici e l’andaluso nel profilo delle porte. È una ricchezza tenuta volutamente nascosta e rappresenta un aspetto che si riflette in generale nella cultura musulmana e in particolare nel privato femminile la cui bellezza estetica è sì molto curata ma mostrata solo alle poche persone speciali.
Al contrario di Fès-el-Bali e Marrakech, ci poi sono medine più “tranquille” come quella di Chefchouen, chiamata la Perla blu del Marocco. Secondo alcuni il colore delle pareti esterne degli edifici è stato usato come repellente per le zanzare ma secondo altri il colore è stato scelto dagli ebrei in fuga dalla Spagna nel XV per ricordargli il blu del paradiso.
Qui le tortuose e strette vie che caratterizzano le vie della cittadina di montagna, sono facilmente percorribili senza l’alto rischio di perdersi! Forse la presenza dei turisti si avverte maggiormente dalla ciottolosa Plaza Uta el-Hammam dove si affaccia la sua kasbah, è possibile scoprire nuovi scorci tra le verdi colline che la circondano ed edifici dalle influenze marocchine e andaluse.
Lungo la strada delle mille Kasbah
Un vero on the road che si rispetti, non può evitare ore e ore di autobus e così è stato! Abbiamo trascorso ogni chilometro guardando il paesaggio in trasformazione dal finestrino che ci ha regalato piccoli scorci di vita quotidiana lontana da reflex indiscrete. Una delle prime tappe intermedie è stata Azrou, villaggio berbero alle porte del Medio Atlante, dove abbiamo incontrato esemplari di macachi nella Foresta dei Cedri.
Percorrendo l’Alto Atlante, è stato un susseguirsi di panorami mozzafiato e super ventosi come la Ziz Valley, Gola del Todra, la più alta e stretta del Marocco, e quella del Dadès, nell’omonima Valle, caratterizzata da una strettissima strada a tornante. Piccola curiosità per gli appassionati Ferrari: Fabio Barone, pilota della Ferrari 458 Italia, ha registrato nuovo record mondiale. Infatti, in meno di 5 minuti (esattamente in 4’ 42” 65) è riuscito a completare l’interno percorso entrando nella storia di Motorsport e nel World Guinness Record per la terza volta.
La valle del Dades è chiamata anche la “Strada delle mille kasbah” perché percorrendola si possono incontrare rigogliose oasi di palmenti come quella patrimonio dell’UNESCO di Skoura, meta di ristoro per le carovane di oro e spezie dopo mesi di viaggio attraverso il Sahara.
La zona è famosa appunto per le kasbah, costruzioni difensive e la più ammirata del Marocco tra queste costruzioni difensive è sicuramente Amridil, risalente al XVII secolo, oggi museo, e poi da non perdere Ait-Ben-Haddou, tutelata dall’UNESCO, arroccata in cima al come se fosse un’acropoli d’argilla. Panorami imperdibili sia per gli amanti della fotografia grazie ai contrasti cromatici sia per i cinefili che possono riconoscere questi scorci in alcune scene de Il Gladiatore o nella prima stagione di Games of Thrones.
A Merzouga, alle porte del deserto, abbiamo anche conosciuto la musica incalzante e frenetica degli Gnawa, popolazione discendente dagli schiavi provenienti dal Sudan e giunti in Marocco e mangiato la spettacolare e squisita pizza berbera.
Sapete qual è il mio ricordo più bello di quest’avventura? Sarò banale ma è stato il deserto del Sahara, precisamente nella zona di Erg Chebbi. L’emozione di essere circondata da distese infinite di sabbia dorata e di cielo azzurro libero da nuvole in corsa, di passeggiare in groppa ad un dromedario e di toccare per la prima volta la finissima sabbia del deserto è stata fortissima. Altrettanto commuovente è stato avere la possibilità di assistere alle mille sfumature cromatiche che tramonto e l’alba donano alle dune che, da un minuto all’altro, diventano blu, viola e giallo. Osservare di notte la via Lattea, ti fa dimenticare tutto il resto comprese le temperature vicine allo zero facendoti cadere nella sindrome di Stendhal. Solo Dublino era riuscita a farmi emozionare così.
Chi sono i Nomad Reporters?
Il viaggio in Marocco ci ha donato mille scorci da fotografare ed è stato possibile grazie alla professionalità e l’entusiasmo di Chiara Salvadori, fotografa e videomaker freelance e fondatrice dei viaggi fotografici di Nomad Reporters. Unendo la passione per i viaggi e per la fotografia si è specializzata nei reportage outdoor e collabora attualmente con alcune riviste di viaggio, come Dove, In Viaggio e Marcopolo e con Getty Images, tramite cui ha fornito diverse immagini ad agenzie di settore quali Lonely Planet, Condé Nast, Travelbook, Travel+Leisure o National Geographic.
Accanto a lei, Michele Costa detto “Il Mitch”, fondatore del progetto Trip by me, archeologo e accompagnatore. Inguaribile viaggiatore, è dichiaratamente e orgogliosamente affetto dalla wanderlust che lo porta ad esplorare ogni parte del mondo con passione ed energia. Oltre al Marocco appena concluso, in programma di Nomad Reporters per il 2020 ci sarà il Paraiso perdido della Puna Argentina, il American Farwest tra villaggi di frontiera e distese di cactus e in arrivo New England e Giappone. In più i viaggi targati Trip by me non finiscono qua, ce n’é per tutti i gusti: viaggi discovery, con l’archeologo, on the road, trekking e infine quelli dedicati a particolari eventi.
Non vi/ci/mi rimane altro che preparare la valigia e partire!
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