Il fine settimana inaugurale della 29° edizione del SI FEST Savignano Immagini Festival si è da poco concluso con la vittoria di Giulia Gatti del Premio Pesaresi per la fotografia contemporanea e di Lorenzo Zoppolato del Premio Portfolio Werther Colonna. La tre giorni è stata animata anche da presentazioni, libri, visite guidate e mostre che saranno nuovamente aperte al pubblico a ingresso gratuito senza prenotazione anche il 26.27 settembre e il 3.4 ottobre 2020, sempre ingresso gratuito senza prenotazione. Per l’occasione infatti vi consiglio 3 mostre in programma da non perdere assolutamente: IDE Recosntruction of Identities, Interludio e Ciao vita mia.
1. IDE – Reconstruction of Identities
Le mostre che vi consiglio nascono ccome testimonianza di eventi locali ma diventano velivolo di principi universalmente condivisi, rispondenti ad un’urgenza fotografia e di attualità. La prima è Reconstruction of Identities. Un itinerario visivo nel patrimonio culturale nell’Europa di oggi presso il Consorzio di Bonifica. Si tratta di una mostra itinerante di IDE – Reconstruction of Identities, progetto europeo di durata biennale che ha coinvolto quattro partner: Copenhagen Photo Festival, l’agenzia Noor, Ad Hoc Gestion Cultural e il SI FEST.
Fanno parte del progetto le mostre dei fotografi in residenza d’artista che hanno partecipato al progetto: Sword of Damocles e Untold di Filippo Venturi, Radiz Azdora di Katerina Buil, rubicONE di Sanne De Wilde, Home where your heart is di Martin Thoulow e Identity in-between di Marine Gastineau. Lo scopo delle loro ricerche è stato quello indagare l’identità europea attraverso il linguaggio della fotografia contemporanea soprattutto legata alle piccole comunità.
L’Europa di oggi è la minaccia della destra che avanza nella politica e nel quotidiano, che minaccia secessioni e chiusura di confini. È l’Europa che Filippo Venturi ha documentato all’indomani delle elezioni in Danimarca del 5 giugno 2019, un reportage tra simboli nazionalisti e periferie, sia nella società che nel paesaggio. La problematica legata all’avanzata di movimenti e sentimenti di estrema destra non riguarda solo la Danimarca ma anche altri Paesi europei. Le pressioni esercitate da queste forze nazionaliste provocano d’altra parte un indebolimento dell’opposizione e dei loro valori.
Un altro progetto realizzato da Filippo Venturi all’interno di IDE è Untold e racconta la vita di alcune famiglie in cerca di asilo in Italia in attesa di ottenere il permesso di soggiorno. In particolare si concentra sulle donne e i loro drammi, spesso trascurate nel racconto del fenomeno migratorio in Italia.Il progetto è stato possibile grazie alla Cooperativa Between di Savignano sul Rubicone, che gestisce centri di accoglienza destinati a ragazze e donne richiedenti asilo nell’Unione dei Comuni Rubicone e Mare e in aree non divulgabili per motivi di sicurezza.
Radiz.Aẓdôra è la ricerca fotografica della spagnola Katerina Buil che indaga il ruolo della donna nella comunità rurale, immenso tesoro dei saperi di una comunità. L’esodo rurale infatti è stato forse l’ultimo grande cambiamento antropologico e culturale in Europa. Katerina ha realizzato una serie di ritratti alle aẓdôre, le donne romagnole che si prendono cura della casa sia come struttura fisica che come sentimento più puro di famiglia. Il profondo legame tra donne con la terra è sottolineato anche nella lingua spagnola: infatti in Spagna “radiz” significa “radice”: l’aẓdôra quindi è colei che nutre e sostiene la famiglia.
Come Filippo Venturi e Katerina Buil, anche Marine Gastineau è stata ospite di Savignano sul Rubicone e la sua Europa è rappresentata dalla comunità senegalese di Savignano sul Rubicone e dalla loro diaspora dall’Africa in Italia. Le loro vite viaggiano in una sorta di “universo parallelo”, in sospensione tra due identità, malgrado essi vivano in Italia da più di dieci anni. Infatti trascorrono quasi tutto il tempo tempo insieme e non c’è un vero e proprio scambio tra la loro comunità e i savignanesi e per questo il progetto mette in discussione anche il concetto stesso di identità: come ci si sente a vivere nel mezzo? I ritratti di Marine Gastineau di Identity in-between non sono ritratti canonici, forse non si possono descrivere nemmeno come ritratti dato che il volto di queste persone si vede a malapena e in penombra. Un progetto sussurrato, delicato e rispettoso delle famiglie coinvolte.
Martin Thaulow in Home is where your heart is si rivolge alla politica e alla cultura dell’Unione Europea. Mette indiscussione il significato del termine “casa”e richiama l’attenzione sulle difficili situazioni negli Paesi più remoti dell’Europa. Lo stesso fotografo che si domanda: “Stiamo perdendo la nostra identità? Chi sono questi nuovi arrivati? Che cosa è l’impatto della nuova demografia, del cambiamento culturale e della nostra percezione l’uno dell’altro?” per dimostrare attraverso queste fotografie che la vita degli immigrati è strettamente legata al nostro quotidiano.
Sanne De Wilde in rubicONE invece si è concentrata sulle personalità di spicco della comunità di Savignano sul Rubicone come il Sindaco o il Presidente della Comunità Senegalese realizzando dei ritratti a doppia esposizioni ma la sovrapposizione non è avvenuta in postproduzione ma nel momento immediatamente successivo al primo ritratto. Accanto immagini di alcuni dettagli considerati rappresentativi del loro ambiente di lavoro e della loro vita.
2. “Interludio”, un progetto di CESURA
Una delle novità della 29° edizione del Sì FEST IDEE Storie Memorie e Visioni ancora in corso (mostre visitabili gratuitamente e senza prenotazione il 26.27 settembre e 3.4 ottobre) è il si fest off che viene affidato al collettivo CESURA. La mostra che presentano è INTERLUDIO Fig., letter. Intermezzo, breve serie di fatti che costituisce una parentesi, un’interruzione, un diversivo nel normale andamento delle cose” (Treccani) a cura di Marco Zanella presso l’Ex Tipografia Margelloni in Piazza Borghesi.
Saracinesche che si abbassano, vite che si spezzano, paure e incertezze che si fanno sempre più forti. Interludio vuole essere la rappresentazione di un intermezzo, una pausa, una parentesi, un sospiro dove tutto si è sospeso translandosi un mondo parallelo. Lo scorrere frettoloso delle nostre vite, del lavoro, della produzione, del lavoro e dei rapporti umani si è improvvisamente e bruscamente fermato lasciandoci senza punti fermi.
Il percorso inizia con il resocontro personale e intimo dei 18 fotografi in mostra fatti di istantanee di chat dal cellulare o di videochiamate o foto del televisione durante il telegiornale. Un reportage che da racconto privato diventa corale con i lavori fotografici e video che ogni autore in giro per l’Italia o attraverso una webcam abbracciando così tutta l’italia per condividere quella parentesi di isolamento e di totale sconvolgimento di quello che pensavamo normalità.
Con fotografie di Arianna Arcara, Francesco Bellina, Stefania Bosso, Teresa Dalle Carbonare, Maria Elisa Ferraris, Chiara Fossati, Giacomo Liverani, Alex Majoli, Claudio Majorana, Gabriele Micalizzi, Valentina Neri, Andy Rocchelli, Alessandro Sala, Giorgio Salimeni, Luca Santese, Marco P. Valli, Marco Zanella, Alex Zoboli.
3. “Ciao Vita Mia” di Arianna Arcara e Claudio Majorana
Sempre del collettivo CESURA sono Arianna Arcara e Claudio Majorana, autori del progetto Ciao vita mia, vincitore del Premio Marco Pesaresi 2019 che racconta i ragazzi e le ragazze del quartiere periferico di Librino, a Catania, dove abitano circa 90.000 persone e ancora in fase di ultimazione. La mostra è ospitata presso Palazzo Don Baronio.
Sono già le prime parole del pannello introduttivo che colpiscono al cuore: “Fa caldo, è estate e stiamo percorrendo la strada che porta a Librino, quartiere catanese progettato dall’archistar Kenzō Tange negli anni Settanta. Dalla statale svoltiamo a destra e l’Ape che vende angurie è sempre lì alla rotonda. Arriviamo su viale Moncada e parcheggiamo nel cortile di un blocco di palazzi: il sole batte sulle carrozzerie delle auto. Nel primo pomeriggio, sotto i portici che si snodano tra i vari blocchi, ci sono sempre poche persone. I bambini sono ancora in casa, noi iniziamo a preparare la nostra attrezzatura e dall’altro lato del cortile sentiamo la zia Agata che ci urla: “Vita mia!”. ”
Ad aumentare la morsa i volti innocenti, puri e sinceri dei ragazzi e delle ragazze ritratte colti nella fase pre adolescenziale, almeno fisicamente, ma nella testa e approccio alla vita già adulti. La ricerca di Arianna e Claudio non è stata di pura documentazione fotografica ma anche mirato a instaurare un rapporto di fiducia con i ragazzi mostrandogli il funzionamento della macchina fotografica e regalandogli le foto che li ritraggono.
Foto copertina: © Margherita Cenni
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