A causa della Brexit, a cui si è aggiunta la vittoria del partito nazionalista Sinn Féin alle recenti elezioni nella Repubblica d’Irlanda, ha riaperto una ferita forse mai rimarginata totalmente. Si tratta del confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda che fa ancora paura per il timore di nuovi scontri che hanno prodotto una delle pagine più violente e sanguinose della storia dell’isola di smeraldo. La fotografia è stata sempre presente per documentare i fatti, non solo riguardanti i Troubles ma anche riflette questioni attuali ad essi connesse e conseguenti.
Fotoreporters durante i Troubles
I Troubles, ovvero i conflitti armati nordirlandesi tra unionisti e nazionalisti dagli anni 60 alla fine dei 90, sono stati raccontati da numerosi libri e film come Hunger di Steve McQueen (2008) e The Wind That Shakes the Barley di Ken Loach (2006) e anche serie tv più recenti come Derry Girls (2018) su Netflix e documentari come Shooting the darkness e Ar Son Na Poblachta trasmessi lo scorso anno dall’emittente irlandese RTÉ ONE.
I protagonisti di Shooting the darkness, che da semplici fotografi locali sono divenuti fotoreporter di guerra, sono: Alan Lewis, Paul Faith, Martin Nangle, Stanley Matchett, Trevor Dickson, Hugh Russell (ex campione di boxe poi fotoreporter dopo il ritiro sportivo nel 1983) e Crispin Rodwell. Sono creando alcune delle immagini più drammatiche e allo stesso tempo diventate iconiche scattate durante i Troubles come i funerali di esponenti dell’IRA, il sanguinoso ferimento Vescovo Edward Daly durante la Bloody Sunday o scontri tra civili e forze dell’ordine a Belfast.
Accanto a loro, altri fotografi come Philip Jones Griffiths, Chris Steele-Perkins, Abbas, Ian Berry, Peter Malow dell’Agenzia MAGNUM, hanno contribuito a documentare trent’anni di guerra civile. Ogni fotografo ha cercato di comunicare, attraverso le proprie immagini, l’assurdità del conflitto: dalla semplicità della vita quotidiana permeata da umorismo nero di Philip Jones Griffiths alle riflessioni di Abbas che invece ha sottolineato come i Troubles siano una conseguenza alla colonizzazione inglese in Irlanda iniziata più di 800 anni fa.
Il confine irlandese secondo i fotografi contemporanei
Con alle spalle un bagaglio storico e visivo così violento, oggi i fotografi contemporanei come raccontano il confine irlandese e le relative conseguenze? Negli ultimi anni, dai risultati del referendum della Brexit, in Irlanda è una sicuramente tematica molto diffusa e numerose sono le mostre a riguardo. Ad esempio Reframing the border (2018) e Field notes from the Border (2019) organizzati dalla Gallery of Photography di Dublino e prossimamente inaugureranno Worlds Without End (30 Aprile- 02 Agosto 2020) presso la Huglane Gallery e David Kronn Borders (20 ottobre 2020-febbraio 2021) presso IMMA, entrambe a Dublino.
L’oggetto di indagine degli autori contemporanei, sia inglesi che irlandesi, sono stati diversi, chi ha viaggiato lungo il confine tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord come Tristan Poyser, chi ha voluto invece concentrarsi sulle giovani generazioni come Enda Bowe o chi sul paesaggio esplorando luoghi reconditi legati all’IRA come Paddy Kelly e David Farrell o alla comunità orangista come Raymond B Newman.
Tristan Poyser, The Invisible Inbetween
The Invisible Inbetween, il progetto del fotografo inglese Tristan Poyser inizia nel 2016, all’indomani dei risultati del referendum sulla Brexit che ha visto il leave vincere con il 52% di preferenze rispetto al 48% del remain. Da allora Tristan Poyser ha percorso in auto 510 km che dividono tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda alla ricerca del confine (che non c’è). Durante la mostra presso la Belfast Exposed Gallery di Belfast nell’aprile 2019, Tristan Poyer ha chiesto ai visitatori di mostrargli il confine strappando copie delle foto precedentemente realizzate scrivendo la sensazione data dal gesto: ansia, ambiguità, incertezza, trauma, tensione e confusione. Quello di Poyser è un tentativo di mostrare l’invisibile, di riflettere su una scelta politica che, come lo strappo di una fotografia, che potrebbe essere irreparabile.
Enda Bowe – Love’s Fire Song
Un’altra domanda che mi sono posta riferita alla questione irlandese è: cosa pensano le giovani generazioni nate dopo gli accordi di pace? Ci prova Enda Bowe, fotografo irlandese con base a Londra che con Love’s Fire Song racconta i ragazzi da un lato e dall’altro della linea dei Peace Walls partendo dai falò come quello del 12 luglio.
Diversamente da quello che ci sia aspetta, le fotografie di Enda Bowe sono libere da messaggi politici e religiosi, se non visivamente sussurrate, perché si concentrano sulla vita quotidiana dei ragazzi. Visivamente le immagini, sempre mostrate in serie, abbracciano una palette di colori tenui e non contengono mai espliciti e specifici riferimenti sul luogo dove sono scattate. Infatti, liberati dal contesto geopolitico, le fotografie parlano dei desideri e delle fragilità dei giovani d’oggi a Belfast, le loro gioie e dolori, sentimenti comuni a tutti, indipendentemente dalla nostre personale condizione sociale, formazione e provenienza.
Paddy Kelly – Land of Milk and Honey
L’Isola d’Irlanda è famosa per i suoi paesaggi selvaggi e incontaminati ma spesso possono nascondere storie infelici come quelle documentate da Paddy Kelly in Land of Milk and Honey e da David Farrell in Innocent Landscapes.
Le fotografie di Paddy Kelly raccontano infatti alcune località nell’Irlanda del Nord, utilizzate come campi di addestramento dell’IRA durante gli anni ‘70. Il lavoro analizza da una parte la familiarità individuale legata ai certi luoghi ma dall’altra gli stessi luoghi possono parallelamente trasmettere sentimenti negativi dovuti a fatti storici appartenuti ad una memoria collettiva di un passato rifiutato e soppresso. Come può un ambiente esterno possa influenzare la coscienza intima e come la storia può manifestarsi e nascondersi all’interno di un luogo? In che modo la storia viene tramandata di generazione in generazione?
David Farrell – Innocent Landscapes
Innocent Landscapes di David Farrell invece è una serie di fotografie scattate presso i cosiddetti ‘’Sites of the Disappeared’, aree di sepoltura di nove persone uccise e segretamente seppellite dall’IRA tra gli anni ‘70 e nei primi anni ‘80. Nel 1999 queste persone sono state finalmente rivelate come parte del processo di Pace in corso. La natura irrisolta della ricerca dei resti e la posizione di questi siti nel sud dell’Irlanda è di fondamentale importanza e il lavoro ha ottenuto nel 2001 dell’ European Publishers Award for Photography.
Brian Newman, An Unsettled Border
Al centro del lavoro fotografico Unsettled Border di Brian Newman c’è l’ istituzione the Grand Orange Lodge of Ireland che si descrive come una confraternita protestante fondata nel 1795. Gli iscritti all’ordine provengono da tutto il mondo e si elevano a difensori della fede, della cultura e delle tradizioni protestanti cristiane e sostengono l’identità britannica all’interno del territorio irlandese. Un paesaggio di confine dove sempre meno membri dell’Ordine si prendono cura di luoghi di incontro isolati della confraternita.
Le fragili circostanze politiche attuali dovute alla Brexit e allo Sinn Féin, è un tassello che si aggiunge alla già complessità delle storie irlandesi del passato che affondano le radici storiche nel XVII secolo. Il mio non è non vuole essere un simposio storico (non ne ho nè le competenze nè è lo scopo del blog), ma è un’occasione per dimostrare come la fotografia sia strumento di documentazione e di indagine di una tematica ancora ed estremamente attuale.
Si tratta di una questione che non si limita allo scontro religioso cattolici/protestanti ma abbraccia anche altri aspetti come quelli culturali.Bisogna ricordare che i tempi e i luoghi si mescolano inesorabilmente con i frammenti di verità multiple coesistenti e vincolate ad una stessa situazione, non esiste una verità obiettiva soprattutto in un fenomeno così complesso.
Se c’è un muro, ci sono sempre due lati da considerare.
*Foto copertina: © Tristan Poyer, The Invisible inbetween
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