Quando decisi di partire per Dublino nel 2015 non avevo ben chiara quale fosse la sua storia, il suo confine e le sue battaglie. Lì ho imparato a conoscere l’Irlanda e, una volta tornata a Bologna, sentivo che quell’incertezza meteorologica era diventata anche mia, una metafora di vita insomma.

Ho iniziato a documentarmi sulla fotografia irlandese scoprendo anche la complessità del suo passato, come il conflitto nordirlandese. Tanti sono i fotografi che hanno approfondito questa tematica ma non sapevo dei lavori di Willie Doherty. Non potevo non essere entusiasta nel leggere la notizia di una sua mostra presso la Fondazione Arti Visive di Modena, dove avevo studiato.

 

Willie Doherty per la prima volta in Italia

Where/Dove è la sua prima mostra personale di Willie Doherty  in un’istituzione d’arte italiana che finalmente ha aperto lo scorso 10 febbraio dopo la chiusura causa DPCM all’indomani dell’inaugurazione a novembre 2020. Orari di apertura: martedì-venerdì, dalle 15.30 alle 19.30 presso la Palazzina dei Giardini di Modena, INGRESSO GRATUITO!

La mostra è una panoramica della carriera dell’artista nordirlandese attraverso opere fotografiche e video focalizzate sul tema dei confini, dai lavori degli anni Ottanta fino a un’inedita video installazione commissionata per l’occasione, Where/Dove (2020).

Willie Doherty Where / Dove, 2020

Willie Doherty Where / Dove, 2020 (still da video). Installazione video a due canali, colore, con suono. Durata: 15’ Courtesy Fondazione di Modena – Fondazione Modena Arti Visive, Kerlin Gallery, Dublino, Alexander and Bonin, New York

Willie Doherty vuole evidenziare attraverso le sue opere le contraddizioni, la frattura e l’incertezza della situazione storico politica confine nordirlandese. Tali valori assumono per Doherty un valore universale come la problematica del confine tra Messico e Stati Uniti (At The Border, In-Between Walk Softly, Breathe Gently, 2017) o di rifugiati e del mare come frontiera (Adrift II e III, 2016).

Willie Doherty At The Border, In-Between (Walk Softly, Breathe Gently)
Fabens, Texas, 2017

Willie Doherty At The Border, In-Between (Walk Softly, Breathe Gently)
 Fabens, Texas, 2017 
Stampa ai pigmenti montata su dibond, 57,2×152 cm Courtesy Galerie Peter Kilchmann, Zurich

Punto di partenza della sua ricerca artistica è la sua città natìa, Derry, da sempre divisa in primis per il nome perché Derry è la traduzione inglese del nome gaelico irlandese Doire e Londonderry, nome colonialista inglese. È attraversata dal fiume Foyle e geograficamente posizionata al confine tra Repubblica e Irlanda del Nord e con Belfast, al centro della cronaca per i Troubles, gli scontri armati tra repubblicani e unionisti.

Willie Doherty
 Derry, 1985, 2012

Willie Doherty
 Derry, 1985, 2012 Stampa ai pigmenti, 40×54 cm 
Courtesy l’artista e Fondazione di Modena – Fondazione Modena Arti Visive

Una tematica complessa, dai risvolti politici, sociali e psicologici che ha origine nel colonialismo inglese di secoli fa, non ancora risolta e che anzi si è riaccesa con forza in seguito al referendum della Brexit nel 2016. Lo vediamo bene in opere quali Ghost walk III (2016), Dead Pool I e II, 2011 e Between Where the Roads (Between Derry and Donegal Cross the Border (2019).

Willie Doherty, Dead Pool I, 2011

Willie Doherty, Dead Pool I, 2011
C-print montata su alluminio, 122×152 cm Courtesy l’artista e Kerlin Gallery, Dublino

Nei lavori si fonde volontariamente finzione e documentazione, memoria e sogno, dove è perenne la sensazione di spaesamento, attesa, sospensione come in Non-Specific Threat realizzato nel 2004 e mostrato alla Biennale di Venezia del 2005 dove si vede un uomo accompagnato da una voce maschile lenta e profonda che incute paura e anche nelle video installazioni di Ghost Story (2007),  Buried, Ancient Ground, (2011) e Remains (2013).

Willie Doherty Ghost Story, 2007

Willie Doherty, Ghost Story, 2007 Video installazione a canale singolo, colore, stereo Durata: 15’ Courtesy Ulster Museum, NMNI

Where/Dove (2020) di  Willie Doherty curata da Daniele De Luigi e Anne Stewart, è co-prodotta da Fondazione Modena Arti Visive e National Museums Northern Ireland | Ulster Museum di Belfast in collaborazione con la Kerlin Gallery di Dublino e la Alexander and Bonin, New York. L’evento inoltre è stato realizzato con il sostegno del British Council nell’ambito della UK/Italy Season 2020 legato al tema Being present (Essere presenti) provando a rispondere alla domanda: come le arti stanno reagendo alle sfide globali?

 

La bellezza terribile 

Subito dopo essere uscita dalla mostra di Willie Doherty, mi sentivo come se mi stesse sfuggendo qualcosa. Era quella sensazione un po’ scomoda e fastidiosa che si ha dopo esserti resi conto che le tue convinzioni stanno vacillando e non sei più sicur* di ciò che pensavi. Un aiuto fondamentale mi è stato dato dai saggi scritti da Anne Stewart, Daniele De Luigi e Declan Long presenti nel catalogo (grazie!).

Infatti, da quando ho iniziato ad interessarmi della questione nordirlandese, mi sono sempre chiesta se riuscirò mai a comprenderla, se ho gli strumenti giusti e se la fotografia o l’arte in generale aiutare di questa impresa come in un’altra in generale. Probabilmente no ma di sicuro ho colto la provocazione che Willie Doherty veicola attraverso le sue opere, ovvero innescare dubbi nell’osservatore/trice scardinando due stereotipi legati alla sua terra. Il primo è l’immagine spettacolare dei reportage di guerra in bianco e nero realizzati durante i Troubles da fotogiornalisti non locali e il secondo è la visione di una “verde Irlanda” caratterizzata da un paesaggio magico e fiabesco, tanto cara al turismo.

Willie Doherty Border Incident, 1994

Willie Doherty Border Incident, 1994 Cibachrome montata su alluminio, 122×183 cm Courtesy The Irish Museum of Modern Art, Dublino

Ne scaturisce un’estetica semplicistica e non veritiera che non rappresenta la complessità di un luogo che l’autore ha vissuto in prima persona fin da adolescente e di un conflitto che non si esaurisce nel singolo evento drammatico ma si estende al quotidiano e in aree remote, quasi sconosciute.

Willie Doherty in che modo si oppone a questi clichés? Realizza foto e video dalle atmosfere cupe, mai definiti nello spazio, dai colori scuri e freddi, con nebbie sempre più fitte (The Blue Sky of Ulster, 1986) o dal campo visivo sfocato (The Road Ahead, 1997), dai ritmi lenti e pesanti che trasmettono sensazioni di ansia e incertezza (The Amnesiac, 2014).

Willie Doherty The Amnesiac, 2014

Willie Doherty The Amnesiac, 2014 Video installazione a canale singolo, colore, stereo surround 5.1 Durata: 10’ Courtesy l’artista

Non c’è certezza di dove i video sono stati girati, quale sia l’identità dei protagonisti o in quale tempo sia stata scattata la foto e ciò provoca un cortocircuito nello spettatore/trici che non ha appigli sicuri per decifrazione dell’opera. Il paesaggio, sempre ambiguo e dalle presenze spettrali, perde la sua pura e innata bellezza rassicurante ma allo stesso tempo, violentato dai rottami abbandonati di auto, vetri rotti e strisciate di gomme sull’asfalto acquista una sublime attrazione. È quella che il poeta irlandese William Butler Yeats chiama la bellezza terribile

 

 

Dove siamo ora?

Per allontanarsi ulteriormente dagli stereotipi, Willie Doherty vuole dare un nuovo punto di vista e sceglie appunto di ambientare il suo racconto in luoghi al margine, remoti e poco battuti temi tanto cari all’ aftermath photography. Luoghi abbandonati che non rivelano i propri segreti, di cui non si conosce la posizione geografica, cosa sia successo e se sia successo davvero qualcosa. Da qui l’intricato nodo da sciogliere tra l’evento storico dei Troubles storicamente avvenuti, la documentazione fotografica e video parziale e l’idea tramandato ai posteri.

Willie Doherty Ancient Ground, 2016

Willie Doherty Ancient Ground, 2016 Video installazione a canale singolo, colore, stereo Durata: 8’ Courtesy l’artista

Per Doherty questi posti assumono anche un ulteriore significato, sono simbolo di controllo di un confine ambiguo, che di volta in volta lungo la sua storia è diventato più o meno visibile fisicamete. In origine il confine tra le 31 contee dell’Isola era una semplice e labile divisione amministrativa delineata da fiumi o da monti.

In seguito alla guerra di indipendenza del 1921 e la nascita della Repubblica d’Irlanda divisa dalla contea dell’Ulser diventata Irlanda del Nord, il confine è diventato visibile contribuendo alla nascita dei Troubles, alla costruzione delle torri di sorveglianza e delle Peace lines. Infatti, il confine nordirlandese che poteva essere superato solo in le strade altrettanto sorvegliate dai militari e tutte le altre distrutte e rese impraticabili (Unapprouved Road, 1995).

Willie-Doherty-Unapproved-Road-II-1995

Willie Doherty, Unapproved Road II, 1995. Courtesy l’artista e Kerlin Gallery, Dublino

Si allegerisce poi il rigido controllo militare dopo gli accordi del Venerdì Santo nel 1998 che mettono fine ai Troubles ma con la Brexit il problema del confine torna a riaccendersi.  Where/Dove è una riflessione narrativa sia sul dolore dei troubles sia sulla situazione attuale dei rifugiati, un fluttuare tra la pesantezza del passato all’incertezza leggerezza del presente.

 

Biografia Willie Doherty

Willie Doherty è uno dei più importanti artisti nordirlandesi che ha ricevuto anche un grande riconoscimento internazionale, formazione da scultore, si dedica poi alla fotografia e al video.

È stato protagonista di numerose mostre personali in alcune delle più prestigiose istituzioni internazionali, tra cui Fundaçao Calouste Gulbenkian, Lisbona; Neue Galerie, Museumslandschaft Hessen, Kassel; Irish Museum of Modern Art, Dublino; Statens Museum for Kunst, Copenaghen; Fruitmarket Gallery, Edimburgo; Dallas Museum of Art; De Appel, Amsterdam; Tate Gallery, Liverpool; Kunsthalle Bern; Kunstverein, Monaco di Baviera; Kunstverein, Amburgo; Musée d’Art Moderne, Parigi.

Nel 2007 è stato selezionato dall’Arts Council of Northern Ireland e dal British Council per rappresentare l’Irlanda del Nord alla 52ma Biennale di Venezia. È stato finalista due volte per il Turner Prize e ha partecipato ad altre importanti mostre internazionali tra cui Documenta, Manifesta e le biennali di San Paolo e Istanbul. Le mostre collettive più recenti includono: The Otherside, Borderlands In Contemporary Irish Art, Dortmunder U, Dortmund; Walking through Walls, Berliner Festspiele, Gropius BAU, Berlino (2020); How the light gets in, Johnson Museum of Art, New York; Shaping Ireland: Landscapes In Irish Art, National Gallery of Ireland, Dublino; Political: Language Is Not Innocent, Kunstverein Hamburg, Amburgo (2019).

Le sue opere sono conservate nelle collezioni di Fondazione Modena Arti Visive, dell’Ulster Museum, del British Council e dell’Arts Council of Northern Ireland, oltre a quelle di numerose altre istituzioni internazionali tra cui Fundació “La Caixa”, Barcellona; The European Commission/Parliament, Bruxelles; The Imperial War Museum, Londra; Irish Museum of Modern Art, Dublino; Kadist Art Foundation, Parigi; Moderna Museet, Stoccolma; MoMA – Museum of Modern Art, New York; Solomon R. Guggenheim Museum, New York; Tate Britain, Londra; Montreal Museum of Fine Arts; Walker Art Center, Minneapolis.